Se ne parla da un po’ ma non se ne è fatto ancora nulla, l’albo dei giardinieri professionisti in Italia attualmente non esiste. Eppure viene richiesto da molti che si sentono sminuiti perché la loro professione a differenza di altre non è regolamentata, perché molti si improvvisano rovinando il mercato, o semplicemente perché allo stato delle cose a spacciarsi come giardinieri possono essere tutti e nessuno.
Sebbene le Camere di commercio riconoscano loro lo status di artigiani, in molti trovano difficile a tutt’oggi iscriversi all’albo dei maestri, ovvero di quegli artigiani che non solo fanno il loro mestiere ma stanno contribuendo attivamente a formarne altri; un ruolo che in Italia è di tutt’altro che di secondaria importanza visto il patrimonio artigiano posseduto in materia di giardini e non.
Oltre agli istituti agrari, che in verità formano più periti che giardinieri, esiste una scuola professionale nel parco di Monza, che dal 1902 forma giardinieri, arboricoltori e forestali, florovivaisti, fioristi, progettisti del verde etc…Questo a dimostrazione che la professione è curata e tramandata (anche se non regolamentata) da oltre cento anni.
Sono gli stessi giardinieri che hanno istituito forum su internet dove manifestano la volontà di affrontare esami ed aderire a regole precise, simbolo della serietà con cui intendono svolgere il loro mestiere. Ma allora viene da chiedersi, perché nessuno ascolta le loro istanze?
Unica eccezione è l’Alto Adige, regione a statuto speciale che con la Legge provinciale del 4 dicembre 1986, n. 31 istituiva un albo professionale per giardinieri, con tanto di esame di abilitazione, apprendistato e obbligo di frequenza alla scuola.
Stanchi di vedere denigrata la loro professione, i giardinieri lamentano soprattutto una certa diffidenza da parte delle istituzioni che appaiono relegare il loro lavoro in una sorta di limbo istituzionale che non trova via d’uscita.
Patentino? Albo? Riconoscimento dell’esperienza sul campo? Sono tutte domande che rimagono senza risposta. Ma soprattutto: le istituzioni italiane, sono pronte a riconoscere questa come una professione?
Al pari dei traduttori, i quali lottano anch’essi da anni per veder riconosciuta la propria professionalità, pare che allo stesso modo i giardinieri debbano soffrire quel noioso pregiudizio che fa si che si pensi che un lavoro artigiano si possa imporvvisare. Si vedono nell’immaginario collettivo come innaffiatori di piante, potatori di erba o artisti improvvisati dal pollice verde.
La domanda che noi di GuidaGiardini.it ci sentiamo di porgere è: se in Alto Adige l’albo esiste, perché in Italia no?