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PENSIERI E PAROLE

Nel campo del verde, ma in realtà in qualsiasi campo, è bene impiegare le parole giuste. Una regola spesso bizzarramente disattesa.

4 ott 2021 Le interviste di Guidagiardini.it - Tempo di lettura: min.

Busto Arsizio Varese

Mi è capitato recentemente di ascoltare alla radio le previsioni del tempo, stupendomi per il linguaggio assurdo e ridicolo che veniva impiegato. Ad esempio, le temperature erano chiamate valori termici. "Temperatura" è un termine che appartiene al linguaggio scientifico, al linguaggio tecnico e al linguaggio comune: perché mai inventarsi di chiamarla "valore termico"? Si è mai sentito qualcuno febbricitante raccontare al medico di avere un "valore termico" di 38 gradi? Ho inoltre appreso che erano "in arrivo fenomeni": mi apprestavo perciò a veder arrivare unicorni, liofanti, giraffe azzurre e zebre a pois, per poi capire invece che stava semplicemente per piovere.

Il noto e compianto linguista Tullio De Mauro, ministro della Pubblica Istruzione dal 2000 al 2001 nel governo Amato-2, diceva che le parole sono fatte per intendersi, perciò vanno usate con accuratezza: un principio che cade molto spesso inascoltato. In particolare, nel campo delle piante e dei giardini, che è quello che qui ci interessa, non vengono risparmiate bizzarrie e confusioni linguistiche. Non vale osservare che certi termini sono riportati dai dizionari: i dizionari non giudicano, ma prendono solo atto dell'uso. Ecco qualche esempio di linguaggio inappropriato.

Acidità e acidofilia. Mi è capitato di leggere che una tal pianta è acida, e che un certo terreno è acidofilo. Mamma mia! È il contrario: i terreni con pH inferiore a 7 sono acidi, mentre sono acidofile le piante adatte a terreni acidi.

Nomi latini e nomi scientifici. Le piante sono denominate in base alla cosiddetta nomenclatura binomiale (o binomia), ideata da Bauhin e adottata da Linneo a metà del XVIII Secolo, quando il Latino non era già più lingua corrente. Gli antichi Romani, che quella lingua parlavano, non conoscevano che una minuscola frazione delle specie che ci sono note al giorno d'oggi. Alcuni nomi, poi, sono celebrativi di personaggi stimati da Linneo e dai botanici che l'hanno succeduto. Si capisce bene, quindi, che gli attuali nomi delle piante non sono gli originali nomi latini, come il chiamarli nomi latini lascerebbe intendere. Si tratta invece di nomi latinizzati oppure recuperati a posteriori dal Latino, ma anche dal Greco. Si devono correttamente chiamare nomi scientifici, o nomi botanici.

Nomi italiani e nomi volgari. Quelli che si sentono chiamare "nomi italiani" delle piante in realtà non sono nomi ma solo nomignoli, o soprannomi. La stessa specie vegetale è spesso chiamata in modi diversi in diverse parti del Paese, e capita altrettanto spesso che specie vegetali diverse siano invece popolarmente chiamate allo stesso modo. Queste denominazioni devono essere correttamente dette nomi volgari (cioè popolari: non vi alcuna connotazione negativa). Si capisce bene come i nomi volgari siano fuorvianti e generino confusione: se ne esce solo chiamando le piante con i loro nomi veri, cioè quelli botanici.

Elementi e sostanze. A volte mi capita di veder chiamare l'acqua, o l'anidride carbonica, "elemento". Non sono elementi, sono sostanze, cioè specie chimiche composte da elementi chimici. L'acqua è una sostanza composta dagli elementi ossigeno e idrogeno (in rapporto atomico 1:2). L'anidride carbonica, o, meglio, biossido di carbonio, è una sostanza composta dagli elementi carbonio e ossigeno (in rapporto atomico 1:2).

Alberature e piantumazioni. Le piante si piantano, o si mettono a dimora, non si piantumano. Il verbo piantumare, peraltro esteticamente orribile, lasciamolo tutt'al più ai burocrati che scrivono Regolamenti e Capitolati. Inoltre, un gruppo di alberi è un'alberata, non un'alberatura. Lasciamo anche quest'ultimo termine ai burocrati, rassegnati come siamo a non poterlo più estirpare.

Specie ed essenze. Le piante sono correttamente descritte e definite dal trinomio genere-specie-varietà. Noterete che nel mezzo sta scritto specie, e non essenza. Il perché alcuni chiamino "essenze" le specie vegetali è uno dei grandi misteri dell'umanità, e di certo non il più appassionante.

Nomina si nescis, perit et cognitio rerum, diceva Linneo: se non ne conosci il nome, non conosci nemmeno le cose stesse.

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